Support to the San Giovanni Battista Hospital

Project location: Italy, Rome
Project start date: September 2004 - Project end date: This project covers various years
Project number: 2004-22
Beneficiary: ACISMOM

VISITA DEL PAPA ALL'OSPEDALE "SAN GIOVANNI BATTISTA" DELL'ORDINE DI MALTA

(http://www.orderofmalta.org/rassegna-stampa/27821/visita-del-papa-allospedale-san-giovanni-battista-dellordine-di-malta/)

• Commovente celebrazione stamane presieduta dal Papa in visita all'ospedale romano di "San Giovanni Battista" del Sovrano Militare Ordine di Malta. Benedetto XVI ha consegnato idealmente alla comunità cristiana di Roma, l'Enciclica "Spe salvi" (Salvi nella speranza), rivolto in particolare a tutti quanti "sono a diretto contatto con la sofferenza e la malattia". Ad accogliere il Santo Padre al suo arrivo nel presidio sanitario, sorto intorno agli anni '70 nella zona della Magliana, sono stati il Principe e Gran Maestro dell'Ordine, Fra' Andrew Bertie e i cardinali Camillo Ruini, vicario generale per la Diocesi di Roma, e Pio Laghi, Patrono dell'Ordine melitense. Il servizio di Roberta Gisotti:

In un clima carico di emozione, ad accogliere Benedetto XVI per la Santa Messa - celebrata alle 9 in un padiglione coperto dell'ospedale - circa 350 fedeli, decine di malati in sedia a rotelle, insieme ai loro familiari, ai medici, agli infermieri, alle autorità. "Andiamo con gioia incontro al Signore", ha sollecitato il Papa, in questa prima domenica di Avvento, "tempo di attesa", "tempo di speranza", quella "speranza cristiana", cui ha ricordato di avere dedicato la sua seconda Enciclica, che inizia con le parole "Spe salvi facti sumus", nella speranza siamo stati salvati.

"Noi abbiamo bisogno delle speranze - più piccole o più grandi - che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere"

E, il Papa ha scelto "questa casa nella quale si lotta contro la malattia, sorretti dalla solidarietà" "per consegnare idealmente l'Enciclica alla comunità cristiana di Roma".

"È un testo che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella "speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: ... anche un presente faticoso"

Ha assicurato il Santo Padre la sua "quotidiana preghiera" per i "cari malati" e i loro parenti che "condividono ansie e speranze" e li ha invitati "a trovare in Gesu sostegno e conforto e a non perdere mai la fiducia".

"Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore. Gli ospedali e le case di cura, proprio perché abitati da persone provate dal dolore, possono diventare luoghi privilegiati dove testimoniare l'amore cristiano che alimenta la speranza e suscita propositi di fraterna solidarietà."

Ha quindi sottolineato la missione precipua di quest'ospedale, "dove al centro delle preoccupazioni di tutti sta l'accoglienza amorevole e qualificata dei pazienti, la tutela della loro dignità e l'impegno a migliorarne la qualità della vita". Ha ricordato il Papa come la Chiesa nei secoli "si è resa particolarmente ‘prossima' a color che soffrono", cosi anche il Sovrano Militare Ordine di Malta, "fin dagli inizi si è dedicato all'assistenza ai pellegrini in Terra Santa mediante un Ospizio-Infermeria", "mentre perseguiva il fine della difesa della cristianità si prodigava nel curare i malati, specialmente quelli poveri ed emarginati".

Poi il Papa si è rivolto a tutti quanti operano nell'ospedale, tra cui numerosi volontari:

"In ogni malato, chiunque esso sia, sappiate riconoscere e servire Cristo stesso; fategli percepire, con i vostri gesti e le vostre parole, i segni del suo amore misericordioso".

Infine il richiamo al Natale che si approssima: "Non si stanca mai Gesù - ha detto Benedetto XVI - di visitarci continuamente negli eventi di ogni giorno". "Solo chi è desto non è colto alla sprovvista". "Che non vi succeda" - ha ammonito il Papa - "quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio".

"Che cosa il Signore vuole farci comprendere con questo ammonimento, se non che non dobbiamo lasciarci assorbire dalle realtà e preoccupazioni materiali sino al punto da restarne irretiti? Ma viviamo sotto gli occhi del Signore, cosicché ogni giorno può essere presente. Se viviamo cosi il mondo diventa migliore".

Prepariamo dunque "a rivivere con fede - ha concluso il Santo Padre - il mistero della nascita del Redentore".

Dopo la Santa Messa il Santo Padre ha proseguito la sua visita nell'Ospedale San Giovanni Battista, tra i degenti ricoverati nell'"Unità di risveglio", una struttura d'avanguardia specializzata nella cura dei pazienti usciti dal coma. L'ospedale, specializzato per la neuroriabilitazione motoria, specie di pazienti post ictus e post traumatizzati, dispone in totale di 240 posti letto, oltre un Day Hospital che ha accolto lo scorso anno 1700 pazienti. La cronaca del toccante incontro del Papa con i malati di questo piccolo reparto del risveglio, nel servizio di Adriano Monti Buzzetti:

In gergo lo chiamano il "Repartino": una quindicina di letti, équipe super-specializzata, vocazione al servizio e terapie d'avanguardia. Tutto per gestire al meglio quella specie di "seconda nascita" che è il risveglio dal coma: una fase delicatissima in cui i concetti e le sensazioni più elementari - il freddo e il caldo, l'acqua sulla pelle, persino l'idea stessa di possedere un corpo - sono tanti impegnativi esami da superare per riconquistare se stessi.
In questo scenario di sfide e di speranza, fatto di ritmi metodici scanditi ogni giorno da cure ed esercizi, la visita di Benedetto XVI irrompe come qualcosa di sorprendente e straordinario. Molti pazienti possono comunicare solo con un battito di ciglia, o a volte un abbozzo di sorriso. Ma con il Papa non c'è bisogno di molte parole: è sufficiente una carezza, il messaggio universale di due mani che si stringono, la presenza amorevole di quella figura vestita di bianco che in compagnia del Gran Maestro dell'Ordine di Malta, fra Andrew Bertie, passa presso ogni letto guardando tutti, considerando tutti, fermandosi a parlare con familiari e parenti. Davanti a lui la giovane vittima di un incidente stradale e l'anziano colpito da ictus, fianco a fianco nella grande battaglia per la salute. All'Ospedale, eredità tangibile in Italia dei 9 secoli di fedeltà dell'Ordine di Malta alla causa del malato, il Pontefice dona una casula viola per i sacerdoti che ogni giorno vi celebrano la Messa. Alla dottoressa Zylbermann, responsabile del reparto, ai medici e agli infermieri, un unico corale incoraggiamento: "in ogni malato sappiate servire Cristo, con i vostri gesti fategli sentire il suo amore".


 


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 26 novembre 2007 (ZENIT.org).-

(http://www.zenit.org/article-12672?l=italian)

Domenica mattina, 2 dicembre, Benedetto XVI si recherà all'ospedale romano "San Giovanni Battista" del Sovrano Militare Ordine di Malta, da oltre 35 anni un punto di riferimento nella neuroriabilitazione e nella cura dei cerebrolesi.

Ad accogliere il Pontefice - che giungerà intorno alle ore 8:45 all'ospedale, situato nel quartiere romano della Magliana - , sarà il Gran Maestro dell'Ordine di Malta, l'ordine religioso laicale della Chiesa Cattolica fin dal 1113, presente stabilmente in 55 Paesi.

Dopo la solenne Messa celebrata per i malati e le loro famiglie, il Papa visiterà i reparti dell'Ospedale, fermandosi in particolare con i pazienti ricoverati nell'Unità di Risveglio, la struttura all'avanguardia nelle terapie riabilitative dei pazienti che escono dal coma.

Si tratta del prima visita in assoluto di un Papa a questo polo ospedaliero che - secondo quanto spiegato dall'Ordine di Malta - sorge nell'area dell'antico "Castello della Magliana", per secoli utilizzato dai Pontefici quale residenza estiva.

L'antico sito, restaurato dall'Ordine di Malta, è ora parte integrante della struttura sanitaria quale sede di una prestigiosa Scuola infermieri.

Insieme al Gran Maestro accoglieranno il Pontefice: i ministri ed i membri del governo dell'Ordine; il Cardinale Pio Laghi, Rappresentante papale presso l'istituzione melitense; il Cardinale Camillo Ruini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma; il Prelato dell'Ordine, monsignor Angelo Acerbi; ed i vertici dell'Associazione italiana dei Cavalieri di Malta, guidata dal Presidente Fausto Solaro del Borgo.

L'ospedale San Giovanni Battista, punta di diamante della rappresentanza nazionale dell'Ordine, è specializzato nella neuroriabilitazione motoria, con particolare riferimento alla riabilitazione dei pazienti post ictus e post-traumatizzati. Da circa 15 anni la struttura è integrata con il Servizio Sanitario Nazionale.

Oltre all'assistenza medica destinata a pazienti affetti da gravi patologie del sistema nervoso e dell'apparato muscolo-scheletrico, l'ospedale contribuisce anche a sostenere i loro familiari.

L'ospedale, nel quale operano 500 persone, dispone di 240 posti letto in regime di ricovero ordinario, una unità di risveglio, un day hospital che accoglie circa 350 pazienti per 7000 giornate di degenza all'anno.

Offre inoltre una serie di servizi specialistici quali il laboratorio di analisi cliniche, il Dipartimento dell'immagine, l'oculistica, la neurofisiopatologia, la neuropsicologia clinica, la medicina Interna e la cardiologia nonché un poliambulatorio multispecialistico.

Particolare attenzione viene prestata alla centralità del paziente attraverso un percorso finalizzato alla "umanizzazione" delle cure ed alla salvaguardia della dignità umana.

Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta è un ente primario di diritto internazionale sovrano che mantiene relazioni diplomatiche con oltre 96 Stati, tra cui la Santa Sede e la Repubblica Italiana (è presente in Italia da oltre 170 anni).

In 120 Paesi, l'Ordine di Malta gestisce numerosi ospedali, centri medici, ambulatori, corpi di soccorso, fondazioni e strutture specializzate, oltre a viluppare attività umanitarie.

Attualmente è composto da 12.500 membri e da 80.000 volontari permanenti, coadiuvati da personale di alto profilo professionale - 13.000 tra medici, infermieri, ausiliari paramedici e collaboratori -. La sua missione è di essere al servizio di anziani, disabili, bambini, rifugiati, senzatetto, malati terminali, lebbrosi, tossicodipendenti ed emarginati dalla società.


 

ZI07120202 - 02/12/2007
Permalink: http://www.zenit.org/article-12744?l=italian
Omelia di Benedetto XVI per la visita all'ospedale romano "San Giovanni Battista"

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 2 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'omelia pronunciata da Benedetto XVI durante una messa celebratasi questa domencia nel visitare l'Ospedale romano "San Giovanni Battista" alla Magliana del Sovrano Militare Ordine di Malta.

 


* * *

Cari fratelli e sorelle!

"Andiamo con gioia incontro al Signore". Queste parole, che abbiamo ripetuto nel ritornello del Salmo responsoriale, interpretano bene i sentimenti che occupano il nostro cuore quest'oggi, prima domenica di Avvento. La ragione per cui possiamo andare avanti con gioia, come ci ha esortato a fare l'apostolo Paolo, sta nel fatto che è ormai vicina la nostra salvezza. Il Signore viene! Con questa consapevolezza intraprendiamo l'itinerario dell'Avvento, preparandoci a celebrare con fede l'evento straordinario del Natale del Signore. Durante le prossime settimane, giorno dopo giorno, la liturgia offrirà alla nostra riflessione testi dell'Antico Testamento, che richiamano quel vivo e costante desiderio che tenne desta nel popolo ebraico l'attesa della venuta del Messia. Vigili nella preghiera, cerchiamo anche noi di preparare il nostro cuore ad accogliere il Salvatore che verrà a mostrarci la sua misericordia e a donarci la sua salvezza.

Proprio perché tempo di attesa, l'Avvento è tempo di speranza ed alla speranza cristiana ho voluto dedicare la mia seconda Enciclica presentata l'altro ieri ufficialmente: essa inizia con le parole rivolte da san Paolo ai cristiani di Roma: "Spe salvi facti sumus - nella speranza siamo stati salvati" (8,24). Nell'Enciclica scrivo tra l'altro che "noi abbiamo bisogno delle speranze - più piccole o più grandi - che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere" (n. 31). La certezza che solo Dio può essere la nostra salda speranza animi tutti noi, raccolti stamane in questa casa nella quale si lotta contro la malattia, sorretti dalla solidarietà. E vorrei profittare della mia visita al vostro ospedale, gestito dall'Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, per consegnare idealmente l'Enciclica alla comunità cristiana di Roma e, in particolare, a coloro che, come voi, sono a diretto contatto con la sofferenza e la malattia. È un testo che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella "speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: ... anche un presente faticoso" (n. 1).

Cari fratelli e sorelle, "il Dio della speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi!". Con quest'augurio che il sacerdote rivolge all'assemblea all'inizio della Santa Messa, vi saluto cordialmente. Saluto, in primo luogo, il Cardinale Vicario Camillo Ruini e il Cardinale Pio Laghi, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, i Presuli e i sacerdoti presenti, i cappellani e le suore che qui prestano il loro servizio. Saluto con deferenza Sua Altezza Eminentissima Frà Andrew Bertie, Principe e Gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, che ringrazio per i sentimenti espressi a nome della Direzione, del personale amministrativo, sanitario e infermieristico e di quanti prestano in diversi modi la loro opera nell'ospedale. Estendo il mio saluto alle distinte Autorità, con un particolare pensiero per il Dirigente sanitario, come anche per il Rappresentante dei malati, ai quali va il mio ringraziamento per le parole che mi hanno rivolto all'inizio della Celebrazione.

Ma il saluto più affettuoso è per voi, cari malati e per i vostri familiari, che con voi condividono ansie e speranze. Il Papa vi è spiritualmente vicino e vi assicura la sua quotidiana preghiera; vi invita a trovare in Gesù sostegno e conforto e a non perdere mai la fiducia. La liturgia dell'Avvento ci ripeterà lungo le prossime settimane di non stancarci d'invocarlo; ci esorterà ad andargli incontro, sapendo che Egli stesso costantemente viene a visitarci. Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore. Gli ospedali e le case di cura, proprio perché abitati da persone provate dal dolore, possono diventare luoghi privilegiati dove testimoniare l'amore cristiano che alimenta la speranza e suscita propositi di fraterna solidarietà. Nella Colletta abbiamo così pregato: "O Dio, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene". Sì! Apriamo il cuore ad ogni persona, specialmente se in difficoltà, perché facendo del bene a quanti sono nel bisogno ci disponiamo ad accogliere Gesù che in essi viene a visitarci.

E' quanto voi, cari fratelli e sorelle, cercate di fare in quest'ospedale dove al centro delle preoccupazioni di tutti sta l'accoglienza amorevole e qualificata dei pazienti, la tutela della loro dignità e l'impegno a migliorarne la qualità della vita. La Chiesa, attraverso i secoli, si è resa particolarmente "prossima" a coloro che soffrono. Di questo spirito s'è fatto partecipe il vostro benemerito Sovrano Militare Ordine di Malta, che fin dagli inizi si è dedicato all'assistenza dei pellegrini in Terra Santa mediante un Ospizio-Infermeria. Mentre perseguiva il fine della difesa della cristianità, il Sovrano Ordine di Malta si prodigava nel curare i malati, specialmente quelli poveri ed emarginati. Testimonianza di quest'amore fraterno è anche quest'ospedale che, sorto intorno agli anni 70 del secolo scorso, è diventato oggi un presidio di alto livello tecnologico e una casa di solidarietà, dove accanto al personale sanitario operano con generosa dedizione numerosi volontari.

Cari Cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta, cari medici, infermieri e quanti qui lavorate, voi tutti siete chiamati a rendere un importante servizio agli ammalati e alla società, un servizio che esige abnegazione e spirito di sacrificio. In ogni malato, chiunque esso sia, sappiate riconoscere e servire Cristo stesso; fategli percepire, con i vostri gesti e le vostre parole, i segni del suo amore misericordioso. Per compiere bene questa "missione", cercate, come ci ricorda san Paolo nella seconda Lettura, di "indossare le armi della luce" (Rm 13, 12), che sono la Parola di Dio, i doni dello Spirito, la grazia dei Sacramenti, le virtù teologali e cardinali; lottate contro il male ed abbandonate il peccato che rende tenebrosa la nostra esistenza. All'inizio di un nuovo anno liturgico, rinnoviamo i nostri buoni propositi di vita evangelica. "E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno" (Rm 13,11), esorta l'Apostolo; è tempo cioè di convertirsi, di destarsi dal letargo del peccato, per disporsi fiduciosi ad accogliere "il Signore che viene". Per questo, l'Avvento è tempo di preghiera e di vigile attesa.

Alla "vigilanza", che tra l'altro è la parola chiave di tutto questo periodo liturgico, ci esorta la pagina evangelica proclamata poco fa: "Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt 24,42). Gesù, che nel Natale è venuto tra noi e tornerà glorioso alla fine dei tempi, non si stanca di visitarci continuamente, negli eventi di ogni giorno. Ci chiede e ci avverte di attenderlo vegliando, poiché la sua venuta non può essere programmata o pronosticata, ma sarà improvvisa e imprevedibile. Solo chi è desto non è colto alla sprovvista. Che non vi succeda, Egli avverte, quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio (cfr Mt 24,37-38). Che cosa il Signore vuole farci comprendere con questo ammonimento, se non che non dobbiamo lasciarci assorbire dalle realtà e preoccupazioni materiali sino al punto da restarne irretiti?

"Vegliate dunque...". Ascoltiamo l'invito di Gesù nel Vangelo e prepariamoci a rivivere con fede il mistero della nascita del Redentore, che ha riempito l'universo di gioia; prepariamoci ad accogliere il Signore nel suo incessante venirci incontro negli eventi della vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia; prepariamoci ad incontrarlo nell'ultima sua definitiva venuta. Il suo passaggio è sempre fonte di pace e, se la sofferenza, retaggio dell'umana natura, diventa talora quasi insopportabile, con l'avvento del Salvatore "la sofferenza - senza cessare di essere sofferenza - diventa nonostante tutto canto di lode" (Enc. Spe salvi, 37). Confortati da questa parola, proseguiamo la Celebrazione eucaristica, invocando sui malati, sui familiari e su quanti lavorano in quest'ospedale e sull'intero Ordine dei Cavalieri di Malta la materna protezione di Maria, Vergine dell'attesa e della speranza.

[© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana]



 


Il Papa torna sul significato dell'Enciclica 'Spe Salvi': "La scienza da sola non basta, l'uomo ha un disperato bisogno di Cristo, il vero Dio"

(http://www.papanews.it/news.asp?IdNews=4261)

di Gianluca Barile

CITTA' DEL VATICANO - E' evidente in modo ''drammatico'' che il mondo ha ''bisogno di Dio''; la scienza, infatti, non e' in grado di redimere l'umanita', anche se puo' contribuire al suo benessere: Papa Benedetto XVI, prima della preghiera dell'Angelus in Piazza San Pietro, e' tornato a spiegare a credenti e non credenti il significato della sua nuova enciclica ''Spe Salvi'' (Nella speranza siamo stati salvati). "E' un testo - ha rilevato il Pontefice - che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella speranza affidabile, in virtu' della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: anche un presente faticoso". Secondo il Papa, "la scienza contribuisce molto al bene dell'umanita', ma non e' in grado di redimerla". ''Lo sviluppo della scienza moderna - ha aggiunto Benedetto XVI - ha confinato sempre piu' la fede e la speranza nella sfera individuale, cosi' che oggi appare in modo evidente e drammatico, che l'uomo e il mondo hanno bisogno di Dio - del vero Dio! - altrimenti restano privi di speranza''. "L'uomo - ha ripetuto - viene redento dall'amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, e' garantita da Dio, che in Gesu' ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornera' alla fine dei tempi. E' in Cristo che speriamo, e' Lui che attendiamo". "Cristo - ha aggiunto il Santo Padre - e' lo stesso ieri, oggi e sempre; la storia invece muta e chiede di essere costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere rinnovata dall'interno e l'unica vera novita' e' Cristo: e' Lui il pieno suo compimento, il futuro luminoso dell'uomo e del mondo". ''La parola speranza - ha detto il Pontefice - e' strettamente connessa con la parola fede''. ''La storia - ha anche osservato il Papa - muta e chiede di essere costantemente evangelizzata: ha bisogno di essere rinnovata dall'interno e l'unica vera novita' e' Cristo''. Prima dell'Angelus, in mattinata, Benedetto XVi si era recato a visitare l'ospedale romano di ''San Giovanni Battista'' del Sovrano militare ordine di Malta, una struttura specializzata nel recupero di persone colpite da ictus o riemerse dal coma. Qui, di fronte ad alcune decine di malati sulle sedie a rotelle, ai loro parenti e ai sanitari, aveva celebrato Messa e esortato a tutelare sempre la dignita' dei sofferenti e a migliorarne la qualita' della vita. ''In ogni malato, chiunque esso sia, sappiate riconoscere e servire Cristo stesso; fategli percepire, con i vostri gesti e le vostre parole, i segni del suo amore misericordioso'', aveva detto durante l'omelia, consegnando poi ai presenti il testo della seconda enciclica sulla Speranza. "Vegliate dunque, perche' non sapete in quale giorno il Signore vostro verra'". Questo monito evangelico è stato invece ripetuto dallo stesso Benedetto XVI nell'omelia della Messa della prima domenica di Avvento da lui celebrata all'ospedale San Giovanni Battista di Roma. "Che cosa il Signore vuole farci comprendere con questo ammonimento, se non che non dobbiamo lasciarci assorbire dalle realta' e preoccupazioni materiali sino al punto da restarne irretiti?", si e' chiesto il Papa teologo. "L'Avvento - ha spiegato - e' tempo di preghiera e di vigile attesa: Gesu', che nel Natale e' venuto tra noi e tornera' glorioso alla fine dei tempi, non si stanca di visitarci continuamente, negli eventi di ogni giorno. Ci chiede e ci avverte di attenderlo vegliando, poiche' la sua venuta non puo' essere programmata o pronosticata, ma sara' improvvisa e imprevedibile. Solo chi e' desto non e' colto alla sprovvista. Che non vi succeda, Egli avverte, quel che avvenne al tempo di Noe', quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio". Sul tema della preparazione spirituale al Natale, il Papa e' poi tornato anche all'Angelus, che al rientro dall'Ospedale San Giovanni Battista ha guidato per i 30 mila fedeli presenti in piazza San Pietro. "L'Avvento - ha detto il Santo Padre - e' un tempo propizio per risvegliare nei nostri cuori l'attesa di Colui che e', che era e che viene. Il Figlio di Dio e' gia' venuto a Betlemme venti secoli or sono, viene in ogni momento nell'anima e nella comunita' disposti a riceverlo, verra' di nuovo alla fine dei tempi, per giudicare i vivi e i morti". "Il credente - ha scandito il Pontefice - e' percio' sempre vigilante, animato dall'intima speranza di incontrare il Signore, come dice il Salmo: "Io spero nel Signore, l'anima spera nella sua parola. L'anima mia attende il Signore piu' che le sentinelle l'aurora". "Il Papa vi e' spiritualmente vicino - ha poi detto Benedetto XVI agli ammalati - e vi assicura la sua quotidiana preghiera: vi invita a trovare in Gesu' sostegno e conforto e a non perdere mai la fiducia". All'Angelus, Benedetto XVI ha anche rivolto gli auguri per l'Avvento in diverse lingue, sottolineando in polacco che "nella prima domenica di Avvento la liturgia della Chiesa ci ricorda la necessita' di vegliare in spirito di preghiera per essere pronti all'incontro con Cristo che viene".

 


La visita del Papa all'Ospedale romano di San Giovanni Battista del Sovrano Militare Ordine di Malta

(http://storico.radiovaticana.org/it1/storico/2007-12/171032_la_visita_del_papa_all_ospedale_romano_di_san_giovanni_battista_del_sovrano_militare_ordine_di_malta.html)

Domani mattina (Stamattina) Benedetto XVI si recherà in visita all'Ospedale romano di San Giovanni Battista del Sovrano Militare Ordine di Malta, dove celebrerà la Santa Messa. All'arrivo all'ospedale, il Santo Padre sarà accolto dal Principe e Gran Maestro dell'Ordine, Fra' Andrew Bertie, e dai cardinali Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma, e Pio Laghi, "cardinalis patronus" dell'ordine. All'interno della struttura, il Santo Padre riceverà poi l'omaggio di alcuni membri del Sovrano Consiglio. La nostra emittente seguirà la visita del Papa in radiocronaca diretta in lingua italiana a partire dalle ore 8.50 circa sull'onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma qual è la missione del Sovrano Ordine di Malta, Giovanni Peduto lo ha chiesto all'ospedaliere dell'Associazione dei Cavalieri Italiani, il dottor Marcello Sacchetti:

R. - La missione dell'Ordine di Malta, fin dai tempi della sua fondazione a Gerusalemme, più di 900 anni fa, è stata quella di un Ordine ospedaliero che nacque creando un ospedale a Gerusalemme per curare i pellegrini. Poi è diventato un Ordine anche militare per la difesa dei pellegrini e delle strutture ospedaliere. E quindi con lo scopo di curare i pellegrini in viaggio: questa continua ad essere oggi la missione dell'Ordine, in tutto il mondo.

D. - E ... il legame tra l'Ordine e la Santa Sede?

R. - E' un legame molto preciso perché l'Ordine di Malta è un Ordine religioso, tanto che le autorità, incominciando da Sua Altezza, il Gran Maestro, sono frati, per cui è a tutti gli effetti un Ordine religioso. Non tutti noi cavalieri siamo frati - io non lo sono, per esempio - però le autorità, l'Ordine è retto da frati, per cui è un Ordine religioso che risponde direttamente alla Santa Sede.

D. - Qual è la fisionomia del vostro ospedale che Benedetto XVI si accinge a visitare?

R. - Il nostro ospedale è nato nel 1972 come un ospedale di neuroriabilitazione. Oggi abbiamo allargato la riabilitazione ad altri settori: la riabilitazione cardiocircolatoria, ortopedica, etc. E abbiamo un'unità di risveglio per le conseguenze di incidenti, fondamentalmente, o di ictus, per pazienti che vanno in coma.

D. - Cosa fa l'Ospedale San Giovanni Battista per l'umanizzazione delle cure e per la salvaguardia della dignità umana dei pazienti che hanno bisogno della riabilitazione motoria?

R. - Credo che, come ogni ospedale cattolico o cristiano, tradizionalmente l'Ordine di Malta chiama i pazienti "signori malati", cioè mette il paziente al centro del nostro mondo: tutto dev'essere fatto con una precisa attenzione all'uomo, nel suo complesso, oltre che alla specifica malattia, perché la specifica malattia può essere guarita ma si può uccidere l'uomo, in senso metaforico, naturalmente, se uno non fa attenzione alle necessità spirituali e anche materiali dell'uomo nel suo complesso.

© Copyright Radio Vaticana


 

Dio e la sofferenza. Il papa in visita all'ospedale San Giovanni Battista di Roma

di Angela Ambrogetti 02/12/2007

Nella prima domenica di Avvento Benedetto XVI celebra la messa nell'ospedale romano dello SMOM e visita i malati dell'Unità di Risveglio. Nell'omelia ricorda alcuni passaggi della sua seconda enciclica "Spe Salvi".
 


"Abbiamo bisogno delle piccole speranze che ogni giorno ci mantengono in cammino, ma senza la grande Speranza che deve superare tutto il resto esse non bastano". Con una citazione della sua seconda enciclica, Benedetto XVI propone la riflessione della prima domenica di Avvento. Lo fa in un ospedale alla periferia di Roma: il San Giovanni Battista, una struttura del Sovrano Militare Ordine di Malta dove si curano, tra gli altri, coloro che escono dal coma. Alcuni rimangono in stato vegetativo permanente. A loro è stata dedicata principalmente al visita del papa. Ai loro familiari le parole di speranza e fiducia che Benedetto XVI ha pronunciato nella omelia della messa celebrata nella moderna cappella dell' ospedale. Illuminata da grandi vetrate, con un semplice altare di legno ornato dalla tipica croce del' ordine , alle spalle una antica icona mariana sul muro bianco, la cappella indica la semplicità della missione dei medici e dei religiosi.

Accolto dal Gran Maestro, Fra Andrew Bertie, dal cardinale vicario di Roma Camillo Ruini e da centinaia tra pazienti, medici, infermieri e volontari, il papa ha ricordato che proprio "nella prova e nella malattia, Dio ci visita misteriosamente e se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore. Gli ospedali e le case di cura - ha proseguito il papa - proprio perché abitati da persone provate dal dolore, possono diventare luoghi privilegiati dove testimoniare l'amore cristiano che alimenta la speranza e suscita propositi di fraterna solidarietà".

L'Avvento è tempo di attesa vigile ha proseguito il papa, e se Gesù non si stanca mai di visitarci, è anche vero che "ci chiede e ci avverte di attenderlo perché la sua venuta non può essere programmata o pronosticata, ma sarà improvvisa e imprevedibile". Ma questo non deve essere fonte di preoccupazione e timore. "Che cosa il Signore vuole farci comprendere con questo ammonimento, se non che non dobbiamo lasciarci assorbire dalle realtà e preoccupazioni materiali sino al punto da restarne irretiti?". L'invito del papa è rasserenante: "Prepariamoci ad accogliere il Signore nel suo incessante venirci incontro negli eventi della vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia; prepariamoci ad incontrarlo nell'ultima sua definitiva venuta. Il suo passaggio è sempre fonte di pace e, se la sofferenza, retaggio dell'umana natura, diventa talora quasi insopportabile, con l'avvento del Salvatore "la sofferenza - senza cessare di essere sofferenza - diventa nonostante tutto canto di lode". Il testo integrale dell'omelia

Il papa ha distribuito personalmente l'ostia della comunione a ciascuno dei pazienti, portati davanti a lui nelle sedie a rotelle. Al termine della celebrazione, poi, si è recato in visita alla modernissima Unità di Risveglio, uno dei pochi centri italiani specializzati nella assistenza e nella cura dei pazienti traumatizzati cranio-encefalici in fase di "risveglio". La struttura, inaugurata nel 2000, dispone di 15 posti per pazienti in stato vegetativo e altri 50 per coloro che stanno progressivamente recuperando la normalità. Il papa si è soffermato con malati e familiari, ha incoraggiato i medici e gli assistenti e i molti volontari che operano in questo settore delicato e troppo spesso considerato " terra di nessuno" . Accompagnato dai vertici della Acismom, la sezione italiana dei Cavalieri di Malta, Benedetto ha salutato la comunità dell' ospedale e dalla zona della Magliana, dove è situato, ha fatto rientro in Vaticano per la recita dell'Angelus di mezzogiorno.

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