Supporting the Antiviolence Toll Free Number “Mai più Sola” for Abused Women
Project location: ITALY
Project start date: September 2007 -
Project end date: This project covers various years
Project number: 2007-02
Beneficiary: ACMID DONNA ONLUS
To download the 2007/2008 Press Review by Acmid Donna Onlus please click here .
VIOLENZA SU DONNE: SBAI (PDL), RISPETTO DIRITTI UMANI SIA UGUALE PER TUTTI. AIUTARE IMMIGRATE A CONOSCERE LEGGI ITALIANE
Roma, 14 lug. - (Adnkronos) - " Troppe volte, e non solo in Italia, ma anche in tanti altri paesi occidentali e democratici, quando a subire una violenza, un maltrattamento o piu' semplicemente un'ingiustizia, e' una donna, si ricorre ad un relativismo culturale pericolosissimo e sbagliato, soprattutto se si parte dall'assunto che il rispetto dei diritti umani debba essere dato senza se e senza ma, uguale per tutti, a garanzia di ogni uomo o di ogni donna a prescindere dalla razza, dalla cultura, dalla religione, dall'orientamento sessuale. Non e' sempre cosi'". Lo ha dichiarato Souad Sbai (Pdl), presidente dell' 'Acmid-donna, in occasione della presentazione della relazione sull'attivita' semestrale del progetto 'Mai piu' sola', il numero verde istituito nel novembre 2007, che accoglie richieste d'aiuto di donne di ogni nazionalita' vittime di violenza, con particolare attenzione a quelle di lingua araba. "L' 'Acmid-donna' - ha spiegato Sbai - e' nata tanti anni fa per offrire un sostegno alle donne provenienti dai paesi del Nord Africa immigrate in Italia, con il bisogno di trovare un aiuto e un sostegno in grado di orientarle ed informarle su come affrontare quotidianamente una realta' differente. Noi dell'associazione - ha continuato la presidente - abbiamo voluto andare incontro a questa esigenza d'integrazione per aiutare le nuove arrivate a conoscere la lingua del paese ospitante, gli usi e i costumi, ma soprattutto le leggi". "Sebbene in Italia non sia consentita la poligamia - ha continuato Sbai - tantissime donne musulmane si sono ritrovate in casa una seconda moglie anche senza il loro consenso. Al marito e' bastato presentare un documento con firma falsa della moglie, in cui dava l'assenso per le seconde nozze. Ma fin quando in Italia e in occidente ci saranno sentenze come quelle che scagionano i genitori di Fatima, una ragazza maghrebina residente in Italia picchiata, legata e segregata dal padre, dalla madre e dal fratello, a causa di uno stile di vita e di comportamenti contrari alla cultura ed ai convincimenti religiosi della sua famiglia, e altre simili aberrazioni non si potra' parlare di una conquista da diffondere altrove". "Bisognera' riempire quelle gravi lacune del diritto, che rendono iniqua la legge e, visto che purtroppo sono quasi sempre le donne le vittime di queste iniquita' e sono i rapporti patriarcali a rafforzarsi, sono le donne ad avere un ruolo chiave in questa lotta.
Ancora oggi le donne sono costrette a combattere per vedere riconosciuti i loro diritti, a volte anche quelli piu' elementari. Solo le donne - ha concluso la presidente dell''Acmid-donna' - possono dare il giusto impulso a questa nuova e speriamo definitiva stagione di conquiste".
IMMIGRATI/ VIOLENZA SULLE DONNE, MIGLIAIA DI DENUNCE IN POCHI MESI
Raccolte da progetto "Mai più sola". Ma salgono anche per italiane
Roma, 14 lug. (Apcom) - Una ustionata con l'olio perché non ha preparato la cena, un'altra picchiata dalla mattina alla sera con pretesti qualsiasi, un'altra ancora che prende tante botte da avere 34 giorni di prognosi dall'ospedale. Sono solo alcuni degli oltre tremila casi di donne straniere aggredite in famiglia scoperti dal progetto "Mai più sola". Si tratta di una iniziativa portata avanti dall'associazione delle donne marocchine in Italia Acmid-donna attraverso un numero verde di ascolto, a cui rispondono operatori in diverse lingue, tra cui l'arabo. In soli otto mesi, da quando cioè è stato attivato, il numero verde 800-911.753 ha ricevuto 3.652 chiamate, l'85% delle quali segnalavano una violenza. In nove casi su dieci sono state le vittime in prima persona a denunciarla, mentre nel 7,4% delle volte le segnalazioni sono arrivate dagli ospedali e il 2,7% dalle forze dell'ordine. Quasi la metà delle segnalazioni riguarda casi (il 47,2%) di poligamia: donne costrette sotto la minaccia ad accettare la presenza di una o più mogli sotto lo stesso tetto coniugale. Le minacce spiega l'associazione, spesso si concretizzano in un rimpatrio forzato della legittima consorte per far posto alla nuova moglie. C'è una certa tolleranza in Italia verso questo genere di fenomeno, spiega la presidente dell'associazione, Souad Sbai, sia perché è diffusa l'idea che si tratti di una forma di rispetto verso la cultura straniera, sia perché in generale l'Italia non dispone di leggi severe contro la violenza sulle donne. Questo è tanto più assurdo, sottolinea, dal momento che la poligamia sta ormai scomparendo in paesi arabi come il Marocco o l'Algeria e che è già illegale in altri, come la Tunisia. Ma non è infrequente neanche il caso del rapimento dei figli, spesso come forma di ritorsione del marito nei confronti della moglie che cerca di ribellarsi a imposizionio violenze. Il 16,4% delle denunce racco da "Mai più sola" riguarda la sottrazione di documenti: una volta ottenuto il ricongiungimento familiare, il marito fa sparire i documenti di soggiorno, in modo che la moglie diventi completamente dipendente dalla sua volontà.
Sono 436 le donne sistemate dall'associazione in case di accoglienza e 460 quelle che, pur senza arrivare a lasciare il partner, sono entrate in contatto con i servizi sociali. A chiamare sono prevalentemente le marocchine (76,7%), spesso in Italia da diversi anni ma originarie delle aree rurali e quindi con un basso tasso di scolarizzazione. Ma molte sono le chiamate anche da parte di tunisine (8,3%), egiziane(5,6%) e algerine (2,9%). E non mancano neanche le italiane (6,1%) che si rivolgono a questo servizio. "Anche le violenze sulle donne italiane - sottolinea infatti Sbai - sono aumentate tantissimo".
Per quanto riguarda le straniere, prosegue, l'aspetto più preoccupante è che il fenomeno della violenza riguarda anche la seconda generazione di immigrati. "Se c'è un malessere nella seconda generazione" il fenomeno non andrà ad esaurimento nei prossimi anni e "le violenze continueranno".
"Ci vorrebbe un aiuto pubblico" a questo genere di iniziative, spiega Sbai. Attualmente, infatti, l'associazione lavora esclusivamente con fondi privati messi a disposizione dalla fondazione Nando Peretti. Ma le risorse sono poche di fronte a un lavoro così grande e da cui passa una fetta così importante delle possibilità di integrazione. Il numero verde è nazionale, ma l'associazione ha sede solo a Roma, per cui a molte delle denunce è difficile dare risposta. Il governo, dice Sbai, dovrebbe intervenire aiutando "se non noi, almeno le altre associazioni, che nelle altre regioni fanno un lavoro meraviglioso di accoglienza per le donne e i loro bambini".
La Repubblica
LUNEDÌ, 14 LUGLIO 2008
Telefono verde per musulmane Violenze in famiglia record di chiamate
LAURA MARI
Hanno tra i 20 e i 45 anni, nella maggior parte dei casi sono di nazionalità marocchina e non hanno alcun titolo di studio. E´ l´identikit delle donne immigrate di cultura islamica che negli ultimi otto mesi hanno contattato il numero verde antiviolenza "Mai più sola", promosso dall´associazione Acmid-Donna Onlus e realizzato con il contributo della Fondazione Nando Peretti. Dal dossier, che verrà presentato oggi dal ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna e dalla presidente dell´associazione Acmid-Donna, Souad Sbai, emerge che delle 3652 donne immigrate di cultura islamica che si sono rivolte al call-center (da novembre ad oggi) per denunciare violenze familiari, il 37% vive nel centro Italia e, di queste, il 62,6% abita a Roma. Più del 70% delle donne che ha denunciato violenze all´interno delle mura domestiche è di origine marocchina e nel 41,6% dei casi ha contattato il numero verde (il primo in Italia a rispondere, 24 ore su 24, in lingua araba, oltre che in italiano, francese e inglese) per richiedere il divorzio e segnalare casi di poligamia (nel 47% dei casi) o per denunciare la sottrazione, da parte del marito, dei documenti di soggiorno e il tentativo di rimpatrio forzato nel paese d´origine.
IMMIGRATI: ACMID-DONNA, OGNI GIORNO 17 ISLAMICHE DENUNCIANO VIOLENZE
(ASCA) - Roma, 14 lug - Ogni giorno nel nostro Paese ci sono 17 donne islamiche che prendono coraggio, alzano il telefono e denunciano le violenze subite. A dirlo e' un dossier presentato oggi nella Capitale che riporta i risultati del semestre novembre 2007 - maggio 2008 del numero verde ''Mai piu' sola'', che accoglie le richieste di aiuto di tutte le donne di ogni nazionalita', vittime di soprusi e violenze psicofisiche dentro e fuori le mura domestiche. Al call center, istituito presso la sede dell'associazione promotrice del progetto, Acmid-Donna Onlus, le chiamate pervenute sono 3652, l'85% delle quali sono segnalazioni di denunce e richieste d'aiuto. Numeri che segnalano un'emergenza e che ''urgono politiche concrete per questa realta' concreta'', ha detto il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, presente alla conferenza stampa di presentazione della relazione semestrale. Il dato piu' rilevante arriva tuttavia dalla road map delle chiamate: il 71% giunge infatti dal nord Italia, mentre solo il 2% delle segnalazioni arrivano dal sud. A detenere il primato delle chiamate la Lombardia, con Milano e Brescia prime in questa speciale hit parade. Quanto alla nazionalita' delle donne che chiamano il call center la stragrande maggioranza sono marocchine, mentre l'eta' media e' tra i 20 e i 45 anni, con una percentuale di minorenni non indifferente pari al 2,8% delle segnalazioni. Tra i casi registrati il 55,7% riguarda donne coniugate con figli che subiscono violenze. Fra queste la maggior parte denuncia l'imposizione della poligamia, vietata in Italia, imposta dai mariti a suon di violenze e minacce: dalla privazione dei figli, a quella dei documenti o del permesso di soggiorno, fino al rimpatrio forzato nella terra d'origine. Per l'esponente del Pdl e presidente di Acmid-donna, Souad Sbai, ''troppe volte quando a subire una violenza e' una donna si ricorre ad un relativismo culturale pericolosissimo e sbagliato''.
L'inferno in Italia per le immigrate
(Roma) Tremila casi di donne straniere aggredite in famiglia scoperti grazie al progetto "Mai più sola", che l'associazione delle donne marocchine in Italia Acmid-donna attraverso un numero verde di ascolto, cui rispondono operatori in diverse lingue, tra cui l'arabo, ha raccolto in soli otto mesi, da quando cioè è stato attivato, il numero verde 800-911.753, che ha ricevuto 3.652 chiamate, l'85% delle quali segnalavano una violenza.
Ieri la presentazione dei primi risultati del numero verde antiviolenza di Acmid Donna, che ha messo in luce come in nove casi su dieci sono state le stesse vittime in prima persona a denunciarla, mentre nel 7,4% delle volte le segnalazioni sono arrivate dagli ospedali e il 2,7% dalle forze dell'ordine. Le violenze e gli atti di sopruso vanno dalle ustioni con l'olio, spesso per motivi banali, come non aver preparato la cena, alle botte continue con qualsiasi pretesto. Botte, tante botte da far finire spesso la vittima in ospedale, ma le segnalazioni - circa la metà -
riguardano casi (il 47,2%) di poligamia: donne costrette sotto la minaccia ad accettare la presenza di una o più mogli sotto lo stesso tetto coniugale. Minacce che spesso si concretizzano in un rimpatrio forzato della legittima consorte per far posto alla nuova moglie.
C'è una certa tolleranza in Italia verso questo genere di fenomeno, spiega la presidente dell'associazione, e parlamentare Pdl, Souad Sbai, sia perché è diffusa l'idea che si tratti di una forma di rispetto verso la cultura straniera, sia perché in generale l'Italia non dispone di leggi severe contro la violenza sulle donne. Questo è tanto più assurdo, sottolinea la presidente, dal momento che la poligamia sta ormai scomparendo in paesi arabi come il Marocco o l'Algeria e che è già illegale in altri, come la Tunisia. Ma non è infrequente neanche il caso del rapimento dei figli, spesso come forma di ritorsione del marito nei confronti della moglie che cerca di ribellarsi a imposizioni o violenze.
Il 16,4% delle denunce raccolte da "Mai più sola" ancora, riguarda la sottrazione di documenti: una volta ottenuto il ricongiungimento familiare, il marito fa sparire i documenti di soggiorno, in modo che la moglie diventi completamente dipendente dalla sua volontà. A loro corre in aiuto l'associazione, che in questi mesi ha accolto in case di accoglienza circa 436 le donne, mentre sono circa 460 quelle che, pur senza arrivare a lasciare il partner, sono entrate in contatto con i servizi sociali. A rivolgersi al numero antiviolenza sono prevalentemente le marocchine (76,7%), spesso in Italia da diversi anni ma originarie delle aree rurali e quindi con un basso tasso di scolarizzazione. Altre richieste arrivano da parte di tunisine (8,3%), egiziane (5,6%) e algerine (2,9%), ma ultimamente sono in aumento le italiane (6,1%) che si rivolgono a questo servizio.
"Anche le violenze sulle donne italiane - sottolinea i Sbai - sono aumentate tantissimo". Per quanto riguarda le straniere, prosegue, l'aspetto più preoccupante è che il fenomeno della violenza riguarda anche la seconda generazione di immigrati, spia di un malessere, aggiunge Sbai, che indicano che il fenomeno non andrà a esaurimento nei prossimi anni e "le violenze continueranno". Il che significa, molto più lavoro e risorse per un'associazione che lavora senza fondi pubblici, ma solo ed esclusivamente esclusivamente con fondi privati messi a disposizione dalla fondazione Nando Peretti. Risorse esigue, a fronte a un lavoro così grande e da cui passa una fetta così importante delle possibilità di integrazione, per questo ci vorrebbe un aiuto pubblico conclude Sbai, per ampliare il servizio, per ora attivo a livello nazionale, ma con un'unica sede a Roma, il che rende impossibile dare risposte a tutte le denuncie.
E' un chiaro aiuto al governo quello che chiede la presidente di Acmid Donne, non solo per la sua associazione, ma per tutte quelle che nelle altre regioni fanno un lavoro meraviglioso di accoglienza per le donne e i loro bambini".
All'associazione Acmid-Donna e alla Sua Presidente è giunta la profonda gratitudine della Ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini, in un messaggio inviato in occasione della presentazione dei dati di "Mai più sola", per il prezioso aiuto svolto che mira a fare affrancare da un'intollerabile situazione di schiavitù e violazione dei diritti umani cui sono sottoposte le immigrate nelle loro case". "A questo impegno concreto, Acmid Donna unisce l'indispensabile lavoro di sensibilizzazione culturale, volto a spiegare che non c'è multiculturalismo o relativismo etico che possa mitigare la condanna di queste gravissime lesioni della persona umana", continua Gelmini, indicando nella scuola italiana di oggi un prezioso aiuto nel contribuire anche all'istruzione delle decine di migliaia di immigrati adulti analfabeti (in maggioranza donne) e intercettare, sul territorio, per l'emersione delle richieste di aiuto per violenza psicofisica, indirizzandole verso le strutture competenti. Vogliamo assolvere pienamente questi doveri, con il Vostro aiuto e con la consapevolezza che un Paese di grande tradizione civile come l'Italia non può più tollerare nel suo seno una così orrenda barbarie che colpisce i suoi abitanti più deboli e indifesi", conclude la ministra.
(Delt@ Anno VI, N. 161 del 15 luglio 2008)
ISLAM: DONNE MAROCCHINE; LUOGHI CULTO FAI-DA-TE, PIU' CONTROLLI
(ANSA) - ROMA, 14 LUG - I centri di culto islamici in Italia ''sono aperti senza controllo, come fossero mercatini''. Sono centri ''fai-da-te'' che ''rallentano l'integrazione''. Ne e' convinta Souad Sbai, presidente dell'Associazione donne marocchine in Italia (Acmid-donna onlus), che oggi ha presentato un rapporto semestrale su un numero verde antiviolenza attivato dalla sua associazione, proprio per le donne immigrate ed in particolare islamiche, lo scorso novembre. Nei centri di culto islamici prende forma - ha aggiunto - ''l'Islam piu' radicale che non ha niente a che vedere'' con la realta' anche perche' mancano i controlli e gli ''imam non sono istruiti''. Il risultato e' che ''l'integrazione e' stata rallentata in modo drastico. Anche noi non abbiamo reagito a questo''. Riferendosi poi alla violenza alle donne, la presidente dell'associazione ha quindi detto che bisogna ''fermarci a questa generazione''. Cio' che si rende necessario al piu' presto sono i corsi di alfabetizzazione per le donne. Souad Sbai ha quindi confermato che nel nostro paese ''non esiste la poligamia e che non e' accettata dalle donne''.
(ANSA).
VIOLENZA SU DONNE: GELMINI, GRATITUDINE AD 'ACMID' PER NUMERO VERDE DA NOVEMBRE AIUTATE OLTRE 3MILA DONNE MUSULMANE IN ITALIA
Roma, 14 lug. - (Adnkronos) - "Desidero esprimere la mia piu' profonda graditudine di donna, di cittadina e di membro del governo all'associazione 'Acmid-donna' e alla sua presidente Souad Sbai, alla fondazione 'Nando Peretti' e al suo coordinatore Stefano Palumbo, per aver aiutato dallo scorso novembre oltre 3.000 donne musulmane in Italia, a liberarsi dalla intollerabile situazione di schiavitu' e violazione dei diritti umani cui erano sottoposte nelle loro case". Lo ha dichiarato Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione, in un messaggio inviato alla presentazione dei dati delle attivita' svolte da 'Mai piu' sole', numero verde antiviolenza attivo dallo scorso
novembre, dedicato in particolare alle donne di lingua araba. "A questo impegno concreto -ha continuato il ministro- 'Acmid-donna' unisce l'indispensabile lavoro di sensibilizzazione culturale, volto a spiegare che non c'e' multiculturalismo o relativismo etico che possa mitigare la condanna di queste gravissime lesioni alla persona umana". "Occorre essere consapevoli che la scuola italiana di oggi deve dare il suo apporto su due nuovi fronti: contribuire anche all'istruzione delle decine di migliaia di immigrati adulti analfabeti, in maggioranza donne, e intercettare sul territorio l'emersione delle richieste di aiuto per violenza psicofisica, indirizzandole verso strutture competenti. Vogliamo assolvere pienamente questi doveri, con il vostro aiuto e con la consapevolezza che un paese di grande tradizione civile come l'Italia - ha concluso Mariastella Gelmini - non puo' tollerare nel suo seno una così orrenda barbarie che colpisce i suoi abitanti piu' deboli e indifesi".
(Ifa/Zn/Adnkronos)
14-LUG-08 19:43
Violenze, al telefono il grido delle donne straniere
da Avvenire, pag. 7
15 luglio 2008
l'iniziativa
«Mai più sola» assiste le vittime di abusi, soprattutto da parte dei familiari. Da novembre 3600 chiamate
DA ROMA GIULIA ROCCHI
Fatima (il nome è di fantasia) ha appena 23 anni quando suo marito le getta addosso dell'olio bollente. La giovane, mamma di due bambini, è colpevole di non aver scaldato a sufficienza la cena. È solo l'ultima di una lunga serie di violenze, per Fatima. Che questa volta, ustionata e dolorante, trova la forza di chiamare il numero verde dell'Acmid- Donna onlus. Adesso, grazie all'intervento degli operatori, vive in una comunità protetta e sta per sottoporsi alla diciassettesima operazione di chirurgia ricostruttiva.
Quella di Fatima è stata solo una delle 3.652 chiamate ricevute dal numero verde «Mai più sola!» (800.911.753) dalla sua attivazione, il 7 novembre del 2007. Realizzato con il contributo della Fondazione Nando Peretti, il «telefono amico» accoglie le richieste di aiuto delle donne immigrate di qualsiasi nazionalità, in particolare di cultura islamica, vittime di violenze fuori e dentro le mura domestiche. E proprio per stare vicino al maggior numero di persone, il servizio è attivo in quattro lingue differenti: arabo - l'unico in Italia - , italiano, inglese e francese. Ma il sostegno offerto da «Mai più sola!» non si ferma all'ascolto: il progetto prevede primo soccorso, aiuto psicologico, assistenza legale. Per questo opera in stretto collegamento con i Centri antiviolenza e i Centri di accoglienza di tutta la penisola. Hanno avuto seguito l'85 % delle chiamate.
In questi primi mesi di attività hanno contattato il servizio soprattutto immigrate residenti nel Nord Italia (71 % delle telefonate), con un picco in Lombardia (61 % ). A prendere in mano la cornetta sono prevalentemente marocchine e tunisine. Più numerose le donne tra i 20 e i 45 anni, ma è da registrare anche un 2,8 % di telefonate arrivate da minorenni. La maggior parte delle immigrate decide di chiamare al mattino (dalle 7 a mezzogiorno), quando i padri o i mariti sono lontani da casa o a lavorare. «Spesso non ci contattano soltanto le vittime delle violenze - spiega Souad Sbai, presidente di Acmid-Donna onlus e parlamentare del Pdl - ma anche le amiche o le vicine di casa». O ancora ospedali, scuole, forze dell'ordine. Anche perché, di frequente, le donne maltrattate sono analfabete, non conoscono l'italiano e vivono in una condizione di pressoché totale isolamento. «Combattere l'analfabetismo è una priorità», sostiene Sbai. Che denuncia anche l'aumento dei casi di poligamia, vietata dal nostro ordinamento ma di fatto praticata. «Bisognerà riempire queste gravi lacune del diritto che rendono iniqua la legge - afferma la presidente dell'associazione - e, visto che purtroppo sono quasi sempre le donne le vittime di queste iniquità e sono i rapporti patriarcali a rafforzarsi, sono le donne ad avere un ruolo chiave in questa lotta».
Sullo stesso tasto insiste Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare. Bisogna «evitare l'assoluta separazione tra i sessi, evitare la tendenza a una giurisdizione separata » avverte, e soprattutto mettere al bando «atteggiamenti che tendono a condannare una persona alla propria appartenenza religiosa e comunitaria». Insomma, non si possono giustificare comportamenti contrari alla legge perché considerati espressione di tradizioni diverse dalle nostre. «Il rispetto tra le culture - osserva ancora - parte dal riconoscimento dei diritti, e in particolare dei diritti delle donne».
È uno scenario buio, di violenza e di emarginazione, quello che si indovina attraverso le richieste di aiuto arrivate al numero verde «Mai più sola!». Ma servirebbe maggiore prevenzione perché storie come quella di Fatima non si ripetano più. Ne è convinto il sottosegretario al ministero dell' Interno Alfredo Mantovano: «Non possono mancare politiche concrete che facciano seguito a questa realtà, che emerge in modo così drammatico». Per questo, Mantovano annuncia «un tavolo di confronto con l'Acmid, per vedere come accordare il lavoro dell'associazione con quello delle forze di polizia».
IL CASO/ 2. Riuscirà la piccola Martina a liberare la Tunisia dagli estremisti?
Souad Sbai
mercoledì 19 ottobre 2011
Insieme all'Egitto la Tunisia è, al momento, il Paese scosso dalla primavera araba che maggiormente desta preoccupazione, perché ancora fortemente incerto negli esiti, come è incerta la sua popolazione. A Tunisi la crisi economica impazza, il mercato del lavoro è praticamente fermo da mesi, ma sono soprattutto alcuni episodi a livello sociale che destano preoccupazione.Si prospettano tempi se possibile ancora più duri in Tunisia e le elezioni sono a tutti gli effetti lo spartiacque per capire cosa sarà Tunisi dopo il voto: rimarrà ancora ponte decisivo verso l'Europa oppure diverrà un altro oscuro ricettacolo di estremismo? A dire la verità, tutti i segnali raccolti finora fanno pensare che la seconda ipotesi prevarrà: il recente episodio dell'irruzione degli integralisti nel cinema di Tunisi per fermare una rassegna a loro modo di pensare "blasfema", il ritorno di Ghannouchi in patria dopo venti lunghi anni di esilio a Londra e, soprattutto, il comportamento del governo attuale rispetto alle denunce di tutte quelle madri cui sono stati sequestrati i propri figli da uomini senza scrupoli. Vicenda in cui l'Italia è più colpita rispetto ad altri paesi.
Emblematico il caso di Martina, di cui giornali e agenzie hanno descritto l'amaro destino e sulla cui sorte ancora oggi ci battiamo senza sosta e con grande coraggio grazie a Mai Più Sola, il numero verde antiviolenza di Acmid Donna realizzato grazie al sostegno della Fondazione Nando Peretti. Domani, 20 ottobre, ci sarà l'udienza per l'affido definitivo e lì si giocherà la battaglia decisiva non solo contro un uomo che ha sequestrato una bambina, ma anche e soprattutto contro un sistema illegale criminale sui minori. Martina è italiana e deve rimanere in Italia, ma da questo punto di vista la Tunisia non è cambiata poi granché da quando c'era Ben Alì.
Il Tribunale di Milano ha tolto la patria potestà al padre di Martina, spezzando un immobilismo che a Tunisi rende difficile il ritorno della bambina. Immobilismo aiutato dall'assenza di esponenti diplomatici nel dibattimento e dal silenzio della nostra Ambasciata. Questa è la primavera araba? Una farsa storica, direi, visto che ai dittatori in Tunisia si stanno sostituendo i burocrati dell'estremismo. Centocinque partiti, per altrettanti candidati, con la particolarità che il 90 per cento non sono assolutamente preparati per una tornata elettorale, che è talmente vicina, dopo qualche rinvio, da non permettere passi falsi.L'unico partito che a oggi è preparato e Ennadha, il cui primo attore è proprio quel Rachid Ghannouchi, che una volta tornato vuol riprendersi la Tunisia. I seggi verranno attribuiti in numero variante da quattro a dieci, a seconda dei residenti in ciascuna delle 27 circoscrizioni nazionali. Ma la grande novità è che per legge la metà dei candidati dovrà essere di sesso femminile.
Questo però non significa un Parlamento costituito per metà da donne, perché nella maggioranza dei casi le liste eleggeranno solo il capolista di circoscrizione che spesso è uomo. Del resto non avrebbe alcun senso, agli occhi degli estremisti, mettere in posizioni di governo delle donne quando pochi giorni fa colei che ne difendeva i diritti nell'ambito del diritto di famiglia, il più avanzato fino a ieri nei paesi arabi, è stata letteralmente cacciata dopo tanti anni di attività. Un'altra presa in giro colossale, che manda in malora tutto quello che di buono si era pensato sulla rivoluzione in Tunisia: il Paese sta per essere dilaniato da chi altro intento non ha se non quello di realizzare un sogno teocratico dalle tinte più che fosche. E quando i tunisini fuggiti in Italia torneranno, se torneranno, troveranno solo sterpaglia bruciata al posto del gelsomino.